Tornando al Passato – 36ª Parte

Viviane Freitas

  • 18
  • Apr
  • 2016

Tornando al Passato – 36ª Parte

  • 18
  • Apr
  • 2016

Vera e Luis erano di nuovo felici. È ovvio, con tutta questa situazione, loro hanno imparato a dare più valore ai genitori, rispetto a prima.

Mi ricordo di una situazione che segnò me e mia mamma. Un giorno Verinha vide la donna che stava con lei nel periodo nel quale eravamo separati, la donna era un po’ distante, e Vera iniziò a mostrare una certa paura.
Vera rimase terrorizzata quando vide la donna. Entrò in disperazione, e disse: “Mamma, nonna… non lasciare che ci porti via.”

Vera era la più grande, ed era sempre quella con cui avevo maggiore accesso. Era con lei che parlavo di più. Lei mi dava tutta l’attenzione, che mi faceva “innamorare” ancora di più. Le insegnavo a pregare e a chiedere a Dio affinché i loro “documenti” fossero risolti.

Lei era davvero molto bella! Anzi, lo è ancora!
Ha imparato a pregare, a prestare attenzione nella riunione, in modo che sapeva a volte anche le risposte alle domande che Julio faceva nella riunione. È divertente perché io ancora stavo valutando quale sarebbe stata la risposta, e Verinha lo diceva in anticipo.

Lei mi faceva sentire molto fiera di lei; assorbiva tutti gli insegnamenti. Lei davvero dava valore.

Partecipava alle riunione in modo così naturale, che a volte anche “ostacolava”, perché davvero pregava a Dio. Metteva le sue manine nel cuore e pregava con voce alta, con occhi chiusi, dicendo le parole che le avevo insegnato: “Dio, pulisci il mio cuore. Non lasciare che il mio cuore sia sporco. Insegnami a obbedire. Io non voglio fare cose brutte, Dio.” Lei pregava più o meno così.

La moglie che era appena arrivata in California, rimase impressionata con la sua partecipazione nella riunione. Ma con il tempo, Verinha iniziò a vedere che la figlia di quella moglie, non orava come lei, ed era “divertente” per le persone perché lei era una bambina. Allora vidi, pian piano, Verinha deviandosi dal mio obiettivo.

Iniziò ad essere amica con la figlia della moglie, che era anche una bambina, ma che non aveva lo stesso comportamento di Vera. E pian piano iniziai a vedere Verinha “deliziando” di quell’amicizia e lasciando da parte con più precisione la parte di pregare in chiesa.

Tutto questo era visto da me. Allora lo vedevo come qualcosa che dovevo fare: lavorare con Verinha.

Mentre Verinha non aveva un’amichetta, lei era tutta “mia”, e così con facilità la influenzavo. Ma quando arrivava qualche amichetta, l’amica la convertiva in un’altra persona, non per cattiveria, ma perché la bambina era una bambina e non si interessava in cose di adulti.

Poiché abitavamo distanti, quell’amichetta la vedeva solo in chiesa, durante la riunione o dopo. E da lì, iniziai a perdere il mio sacro spazio con lei. Ma poiché Verinha era una bambina, sapevo che doveva avere delle amichette. Allora non sapevo cosa fare, se non quello di vedere e aspettare il momento opportuno di lavorare in lei.

Già Luisinho, anche lui era bello.
Non partecipava tanto in chiesa come Verinha, gli piaceva parlare tanto e giocare. Tutto per lui era un gioco. Anche lui aveva un amichetto, ma Luis era molto piccolo. Non lo vedevo essere influenzato; viveva di più nel suo mondo.

Si vedeva la differenza tra i due. Luis era più piccolo e più immaturo. Verinha, la più grande e più responsabile, ma anche più influenzata.

Il mio obiettivo con Verinha e Luisinho era di essere una mamma vicina a loro, affinché loro avessero accesso a me, e così avrei potuto aiutarli in ogni e qualsiasi momento.

Arrivavo a scherzare con Verinha, da piccola.
C’erano certe volte che lei si trovava con altri figli di pastori, uno dei quali lei pensava che fosse divertente, o anzi, bellino. Normalmente lei diventava rossa di vergogna quando lo vedeva. Subito mi accorsi che le piaceva quel bambino.
Allora dopo, quando eravamo sole, le chiedevo: “Verinha.. Hum, ti piace quel bambino?” e lei rimaneva piena di vergogna. E le dicevo: “Non c’è problema, figlia! Solo dillo alla mamma, ok?”

Volevo far parte della sua vita, in tutte le opportunità. Non volevo che ci fosse distanza e nemmeno paura di parlare con me. Volevo che lei trovasse in me quella libertà di poter dire tutto e così orientarla e non terrorizzarla.

Così mi avvicinavo, per essere la migliore amica che potesse mai avere.

Série: Il Mio Diario